Diario di un traduttore
[Pensieri, riflessioni, ossessioni e sogni di un giocatore alle prese con la lingua inglese]

Questo blog si è trasferito su diariotraduttore.com!!

venerdì 30 settembre 2005

Darwin

Darwin 1 Darwin 2

Darwin 3 Darwin 4

Il mondo di Darwinia è un parco virtuale, esistente all'interno di una rete di computer costruita da un genio del computer di nome Dr. Sepulveda.
Darwinia è popolata da una forma di vita senziente in evoluzione, i cui membri si chiamano Darwiniani. Essi sono il prodotto di decadi di ricerca nel campo degli algoritmi genetici.
Sfortunatamente, il sistema di Darwinia è stato attaccato da una malvagia infezione virale. Il virus si è moltiplicato senza controllo e deve essere fermato. L'obiettivo è di distruggere l'infezione virale e salvare i Darwiniani dall'estinzione. - Introversion Software

giovedì 29 settembre 2005

OGame-mania

Sono allergico agli MMORPG, non potrei mai giocarne uno: un gioco (per essere tale nella mia concezione personale) deve divertirmi e rilassarmi. Non deve assorbire ogni mia energia o pensiero, ma essere un passatempo col quale dimenticare i pensieri di una giornata di lavoro trascorsa tra le bianche mura del mio ufficio.
Il concetto di MMORPG collide con tutto ciò: per poter fare qualcosa di concreto si deve necessariamente far crescere il proprio personaggio virtuale, facendogli guadagnare nuove abilità e capacità. E fin qui, niente di differente da un normale gioco di ruolo da PC: ciò che però differenzia un MMORPG da un gioco single player, è che il primo non lo puoi spegnere e salvare riprendendo poi da dove avevi interrotto, e devi aver a che fare con altre persone, e non intelligenze artificiali da comandare a bacchetta.
La conseguenza principale di chi gioca a questi "giochi di ruolo di massa" è il fare "amicizie" (virtuali anch'esse), darsi appuntamenti online per svolgere una determinata missione in gruppo... insomma, interagire con altre entità virtuali che a loro volta sono comandate da persone fisiche e reali. Un concetto che già da solo è un po' contradittorio, ma tant'è. No, ciò che personalmente non sopporterei è dover rispettare un appuntamento su internet: ma scherziamo? Ho già poco tempo per la mia vita reale, figuriamoci se devo pensare "ah, devo tornare a casa che alle 19:30 devo trovarmi online con gli altri per entrare in quel dungeon".
Roba da matti! Ho persino poco tempo per il G.I.T., figuriamoci per queste cose...

OGame

OGame mi ha fatto scoprire però qualcosa che ancora non conoscevo: per un mese abbondante avevo sentito parlare di questo gioco (anzi, "browser-gioco") strategico con ambientazione spaziale. Me ne ero però sempre tenuto lontano, forse a causa di quella (seppur lontana) parentela con gli MMORPG.
In un'uggiosa (nonché noiosa) giornata di lavoro ho però deciso di provare a iscrivermi: in fondo perché no? Così avrei visto con i miei occhi di cosa parlavano così in tanti, e se davvero non mi fosse piaciuto pazienza, tanto è tutto gratuito! Da lì...
Ora ho un pianeta madre che è davvero quasi al completo, con un numero di difese incredibili e una produzione niente male, a cui si è appena unita la mia prima colonia, che è già in rapido sviluppo. Sono cambiato? Ho forse cambiato idea sugli MMORPG?
No, ho solo conciliato il gioco online con le mie esigenze: faccio sì parte di una alleanza, ma ho un atteggiamento puramente difensivo. Niente flotte in giro, niente ragionamenti complessi per cercare di salvare risorse e navi nello spazio. Non dipendo da nessuno e sono indipendente in modo da potermi collegare quando voglio e (con un paio di click nel browser) spensierarmi per cinque minuti. Forse cinque minuti sembreranno pochissimi, ma posso essere significativi in una giornata di lavoro stressante
In qualche modo ho sviluppato anche io, come molti altri, una OGame-mania, seppur con un atteggiamento piuttosto distaccato da quello della maggioranza dei giocatori.
Certo, però, che potevano anche trovare un nome più originale di "OGioco"... fortuna che non hanno tradotto il titolo in italiano! :-)

martedì 27 settembre 2005

Voglia di scrivere

Caro diario (una volta tanto ho voglia di iniziare in maniera più "tradizionale" un mio post), anche oggi ho una confidenza da farti, qualcosa che nei prossimi tempi apparirà anche sul sito del G.I.T., ma che desidero comunicare a te per primo: mi sono rimesso a scrivere!
Era, infatti, da oltre un anno che non mettevo mano alla mia "Guida introduttiva alla traduzione di videogiochi per PC", ma (non so nemmeno io per quale motivo o per quale strana alchemia) qualche giorno addietro mi è venuta voglia di ridarle un'occhiata e ho trovato vari punti che adesso, a distanza di tanto tempo, avrei voluto rimettere in ordine, ampliare e illustrare più approfonditamente.
No diario, non ho deciso di riscrivere l'intera guida: non è una stesura ex-novo quello che ho in mente, bensì un aggiornamento che ormai era quasi doveroso. Quali saranno i nuovi argomenti? Vari: innanzitutto ho iniziato a stendere un'introduzione al significato di traduzione. Non ho infatti mai avuto idea di fare una guida puramente tecnica, o almeno questo non era il mio obiettivo. No, ciò che volevo era creare (se possibile) un documento che analizzasse le traduzioni non solo sull'aspetto tecnico, ma anche su quello insito al processo stesso di passaggio da una lingua a un'altra.
Ecco quindi che fa apparizione un'introduzione sul significato di traduzione, dal pensiero di Ugo Foscolo, a quello di Umberto Eco passando per Johann Wolfgang Goethe, il tutto senza ignorare alcune annotazioni più moderne (di cui ho già parlato anche su questo blog nei mesi trascorsi). Forse potrà dare qualche spunto riflessivo in più, forse no. Ciò che so è che questo nuovo capitolo (breve, peraltro) era esattamente ciò che sentivo mancava al mio lavoro.
Ma non è tutto qui: anche dal lato più puramente tecnico sto aggiungendo varie parti, caro diario. Un altro capitolo tutto nuovo è infatti dedicato alla definizione di flow chart (termine che identifica i diagrammi di flusso per determinare in che ordine svolgere determinate attività per raggiungere uno scopo finale), in modo da dare una rappresentazione visiva di ciò che, a grandi linee, un traduttore dovrebbe fare. Una sorta di diagramma grafico con lo scopo di rendere ancor più chiaro quanto scritto nel resto della guida.

Guida introduttiva alla traduzione di videogiochi per PC

Caro diario, sai cosa sono i programmi C.A.T.? No, nemmeno io lo sapevo fino a pochissimo tempo fa, ma quando ho appreso meglio il concetto di "Computer Assisted Translation" (o "Computer Aided Translation", a seconda di come viene riportata la sigla) ho iniziato a interessarmene con lo scopo di imparare qualcosa di nuovo (qui è davvero il caso di dire che non si finisce mai). Niente concetti rivoluzionari, per carità, ma qualcosa che in molti avevano cercato e spesso realizzato da sé in altre maniere.
E i filmati? Mi chiedo come abbia fatto a dimenticarmi di loro nella prima stesura della guida! Molti giochi contengono infatti dei filmati a margine del gioco, spesso fondamentali per poter capire e seguire una storia, e non sempre sottotitolati. E' quindi anche lì che il buon traduttore deve intervenire, cercando di modificare direttamente i filmati al fine di ottenere una sottotitolazione precisa e semplice da seguire (niente caratteri minuscoli da guardare col microscopio, ma nemmeno giganti da ostruire la visuale del filmato stesso).
Questi, mio diario, sono solo alcuni degli ampliamenti della guida, perché in verità sono assai di più, anche grazie alla completa rilettura di quanto già scritto al fine di illustrare meglio alcuni passaggi. Anche la grafica ha avuto poi un restyling: anche qui nessuna rivoluzione, ma l'aggiunta di qualcosa e la modifica di qualcos'altro, a partire dalla copertina.
Eh sì, la copertina è importante, perché deve rappresentare in qualche modo ciò che è contenuto nel documento: quella precedente era una semplice collezione di schermate di alcuni giochi tradotti dal G.I.T.! Sicuramente aveva un legame con l'argomento trattato dal documento, ma non era esattamente adatto a ciò che intendevo, non rappresentava quel significato che avrei voluto comunicasse.
Ecco quindi una copertina del tutto nuova, una sorta di "mappa" moderna per non perdersi, così come la guida vuole essere una "mappa" utile a chi teme di disorientarsi nel variegato e ampio mondo delle traduzioni per PC.
Dovendo trarre alcune conclusioni (non si può chiudere senza, caro diario) la mia è una voglia rinata di fare qualcosa, di rimettermi in gioco: non so infatti quanto tutto questo sarà effettivamente utile, forse sì... forse no! Il mio scopo in fondo è quello di redigere qualcosa di mio, come faccio qui spesso: non tanto per comunicare agli altri, quanto per comunicare a me stesso. E se poi questo risulta essere anche interessante per altri, beh... tanto meglio (in effetti è anche ciò che spero)!

lunedì 26 settembre 2005

Viva l'Italia

Personalmente non mi reputo una persona particolarmente nazionalista (in stile francese, per intenderci... non che abbia qualcosa contro i francesi, comunque), o attaccata alle tradizioni di questa o di quest'altra regione italiana. Le mie origini sono infatti piuttosto confuse (c'è un po' di piemontese, di ligure, di lombardo, di veneto e anche qualcosina di pugliese... e chi più ne ha più ne metta :-D) e non mi sono mai legato veramente a una di queste realtà.
Forse è anche a causa di questo che non ho mai disprezzato la possibilità di viaggiare all'estero (possibilità che per lavoro potrebbe anche verificarsi un giorno), o anche semplicemente di godere di un buon film, libro o videogioco nella sua lingua madre (quando si tratta di produzioni in lingua inglese, è ovvio). Anche se...
Il motivo per cui sto redigendo questa riflessione è dato da una breve discussione avuta un po' di giorni fa circa la mostra dei film a Venezia, dove i film proiettati sono tutti in lingua originale, e tutti sottotitolati in italiano. Immancabilmente tutto ciò mi ha fatto pensare ai doppiaggi...

Viva l'Italia

Innanzitutto devo ammettere di essere proprio del tutto allergico ai sottotitoli: so che c'è gente che non ha questo problema, ma il dover continuare leggere quelle stringhe che appaioni in basso allo schermo mi causa la perdita di alcuni frame, distraendomi dalla visione. Fosse una volta ogni tanto non sarebbe poi così importante, ma un intero film mi peserebbe un po'. Così come leggere un libro intero in lingua originale (ma qui molto dipende dal tipo di autore).
E' qui che esclamo davvero a gran voce "viva l'Italia", per i doppiaggi che (per fortuna) sappiamo dare alle produzioni estere, e per le spesso buone traduzioni dei libri (anche se adesso sto leggendo un libro che non è lo stato dell'arte). Certo (come scrivevo sopra) ogni tanto mi diverte sapere che suono aveva un dialogo inglese, o i termini usati su un libro in lingua originale, ma se desidero davvero rilassarmi non posso che dedicarmi alla nostra cara lingua italica alla quale, tutto sommato, sono davvero affezionato.
L'italiano, come lingua in sé, ha infatti poco da invidiare a quelle straniere, sia come sonorità, sia come varietà grammaticale (ma qui tutti potrebbero dire la stessa cosa, in effetti).

domenica 25 settembre 2005

Max, volatile traduttore

Quante volte avreste voluto avere facilmente sottomano (magari all'estero) la traduzione di un termine, ma eravate sprovvisti di un vocabolario?
E' a questa domanda che pare hanno cercato di rispondere anche i giapponesi della PlayStation, facendolo a modo loro: a quanto pare, infatti, la nuovissima PSP disporrà di un traduttore mascherato da gioco, con un volatile (il Max del titolo del post) che attraverso alcune scenette simpatiche (almeno così pare leggendo in giro) mostrerà la traduzione di termini e frasi comuni.
Fin qui vien da pensare che tutto sommato sia solo un dizionario portatile come molti altri (come, ad esempio, quelli per Palm e PocketPC), ma una particolarita' questo Talkman ce l'ha, altrimenti non sarei qui a scriverne! ;-)
Grazie, infatti, a un microfono collegato alla PSP, sara' possibile pronunciare semplicemente la parola (o la frase) che si vuole tradurre e Max risponderà con la frase corrispettiva. Oltre a questo, il programmino disporrà anche di alcuni esercizi lingustici atti a far esercitare la pronuncia dell'utente, compresa la fonetica dei singoli termini.

Max

E' questo che ho scoperto stasera, facendo un giro per Multiplayer.it, e data la mia passione per tutto ciò che ha a che fare con le traduzioni e derivati, non potevo esimermi dal fermarmi su quella notizia un po' particolare e saperne di più. Sebbene, infatti, non sembri una notizia così eclatante (in fondo è un traduttore come molti altri, solo con un giochino a fare da sfondo), è da sottolineare come questo sia forse il primo tentativo concreto di trasformare una console portatile in un dizionario linguistico (ma forse me ne sfuggono altri precedenti, il che non è poi così improbabile visto e considerato che il mondo console mi è abbastanza sconosciuto).
Comunque sia, questa è certamente la prima volta che sento parlare di un volatile azzurro che insegna le lingue e che traduce in tempo reale!
A chi interessasse, ecco infine un'ultima notizia: la versione europea di Talkman dovrebbe essere una sola, contenente le maggiori lingue compreso il nostro caro italiano.

Etichette:

lunedì 12 settembre 2005

I nostalgici

Non so come mai, o perché, ma ultimamente mi sono trovato sempre più spesso a pensare ai vecchi tempi, quando iniziavo a muovere i primi timidissimi passi nel difficile mondo dei computer. Quella macchina che mi permetteva di muovere grossi sprite su un televisore era qualcosa di magnifico e attraente allo stesso tempo e, complice mio fratello che era un po' più grandicello di me, così iniziai piano piano a prendere confidenza... per quanto possa prendere confidenza un bambino di pochi anni con un elettrodomestico.
Erano i tempi in cui Commodore era un grande produttore, che riusciva a produrre macchine d'eccellenza, come il suo famosissimo Commodore 64! E' proprio su questo che ebbe inizio tutto... qui che forse si decise il mio percorso che ha fatto di me un informatico (lavoro che ricopro a tutt'oggi). Ancora oggi, sebbene allora fossi davvero piccolo e certamente siano passati svariati anni, ricordo benissimo quella schermata blu con caratteri grigi, così come ricordo nomi e particolari di tantissimi giochi che allora (come oggi) sapevano stupirmi così tanto.
Potrei fare una lista davvero interminabile di nomi di quello che intendo, ma finirei per ripetere quanto sicuramente è già scritto in migliaia di siti e forum dispersi per la rete.

Commodore

E come dimenticare i supporti a nastro, o i dischetti da 8 o da 5 pollici? In entrambi i casi i caricamenti erano lunghissimi, ma con i nastri si doveva anche aspettare un quarto d'ora o mezz'ora prima di poter iniziare! Al solo pensiero mi chiedo come mai oggi non si sopporti nemmeno aspettare 30 secondi di caricamento.
Ma erano altri tempi...
Il Commodore 64, comunque, non fu "solo" che l'inizio: a lui seguì un altro capolavoro di tecnica e di progresso, sempre targato Commodore, un altro pezzo di storia che in molti ricordano con piacere grazie al segno indelebile che ha lasciato. Sto parlando dell'Amiga, e in particolare della 500 (che poi espandemmo a 1.000), che era in grado di fare cose eccezionali.
Come dimenticare l'ottimo sistema operativo (il primo che abbia usato a finestre) Workbench, che si avviava inserendo il dischetto come i giochi, oppure le tante ore passate sugli innumerevoli giochi che possedevo, questa volta tutti sui dischetti tradizionali che ancora oggi possiamo trovare in giro (anche se erano diversi da quelli odierni per la capacità di spazio). Tante erano poi le volte che, con due joystick attaccati alla base dell'Amiga, io e mio fratello ci abbiamo giocato con amici vari, sfidandoci nei tornei e nelle sfide più assurde finché non potevamo far altro che spegnere tutto e andare a dormire.

Amiga

Pensando alle differenze con oggi, mi chiedo come siamo cambiati da allora: forse allora eravamo tutti meno esigenti e ci bastavano pochi pixel giganti per immaginare cose eccezionali, forse erano eccezionali di loro. Dovendo fare il nostalgico (per una volta), devo ammettere anche a me stesso che una volta i videogiochi erano molto più di società di oggi: non erano appunto rare le volte che si chiamavano amici a casa per giocare a questo o a quest'altro, mentre oggi o si gioca a distanza (multiplayer) o si gioca da soli.
Esistono comunque alcuni capolavori che si rifanno ai giochi del passato (così su due piedi mi viene in mente Gunbound), ma ormai sono solo segni di una nostalgia di quei videogiocatori che, come me, stanno crescendo ogni giorno che passa e che riescono a dedicare a questa loro passione sempre meno tempo. Ma ci si allontana solo per il tempo?
A questa domanda non so rispondere: forse tutto sommato la tendenza di adesso mi attira poco (basti pensare che mi sto divertendo come un matto con Sid Meier's Pirates!, rifacimento fedele del vecchio capolavoro per Commodore 64 e Amiga), con i suoi FPS tutti molto simili per ambientazione e grafica (la Seconda Guerra Mondiale e le ambientazioni tetre ormai sono come il prezzemolo...), gli RTS che innovano all'1% (nonostante ciò che sbandierano in pre-release) e la quasi assoluta mancanza di GdR degni di questo nome (dove sono finiti Baldur's Gate e Fallout?).
E' proprio vero quello che si dice: nulla resta com'è, e tutto è destinato a cambiare. Tranne i nostalgici!

venerdì 9 settembre 2005

Ritrovata passione

Ieri sera, giovedì sera di una tranquilla (sebbene operosa) settimana di lavoro, me ne stavo tranquillo a casa mia a guardare la copiosa pioggia che precipitava al di fuori delle mie finestre, quando (un po' intristito da questo tempo, un po' stanco per altri motivi più personali su cui non sto ad annoiarvi) ho deciso di riprendere da dove mi ero interrotto: sto parlando dell'interminabile beta testing della traduzione di Tribes: Vengeance. Sicuramente questo è anche frutto di una ritrovata passione per le attività del gruppo (il periodo estivo mi abbatte, da questo punto di vista), ma sia come sia, ho ricominciato a studiare ogni singola frase di questo gioco, cercando di perfezionare come ho sempre cercato di fare in passato con altre traduzioni (riuscendoci o meno non so dirlo io, però).
Spesso, infatti, sono i particolari che rendono una frase adatta al contesto, una frase che non e' una mera aggiunta a ciò che circonda il giocatore, ma una parte essenziale della storia e dell'ambientazione stessa. E' il cuore di un gioco, la vera anima!

Tribes: Vengeance

Perché a ben vedere, la traduzione sarebbe anche quasi pronta (mancano proprio poche frasi da tradurre ex-novo), ma ci sono ancora molti aspetti da limare e adattare maggiormente al contesto, a una data espressione facciale di un personaggio o alle sue stesse azioni e comportamenti.
Ad ogni modo è giunta anche l'ora di rendere il sito del gruppo partecipe di questi progressi (altro appunto personale che mi segno... questo blog è interamente cosparso di questi appunti, ormai), se non altro aggiornando le percentuali di avanzamento, beta testing incluso.
L'aspetto più interessante di questo ritorno alle tanto note "tribu" è comunque un altro, ovvero la mia riscoperta di un gioco che non vivevo da un po', ma che resta sempre piacevole man mano che si approfondiscono i personaggi che lo popolano, con tutte le loro vicende (magari un po' troppo stereotipate, ma tant'è) e avventure in un mondo in eterna lotta. A chi sostiene che Tribes sia solo multigiocatore, rispondo di provare quest'ultimo capitolo, che non si sa mai.
Io intanto continuo a svolazzare per i cieli con il mio Jetpack privato...

Etichette:

giovedì 8 settembre 2005

Etimologia dei blog

Nel bel mezzo delle (apparentemente senza filo logico) mie riflessioni di ieri mi è sorta una curiosità, una piccola particolarità che mi sarebbe piaciuto sviluppare e approfondire. Che cosa significa il termine "blog"? Come è nato questo termine e quando?
Il termine non è italiano, ma di chiara origine inglese (e ancora non ha subito le sorti di altri inglesismi come "ok" o "stop", in quanto non è ancora riconosciuto da Garzanti sui suoi dizionari). Ciò nonostante si trovano in rete alcune definizioni interessanti:

Il termine blog è la contrazione di web log, ovvero "traccia su rete". Il fenomeno ha iniziato a prendere piede nel 1997 in America; nel 2001 è divenuto una moda anche in Italia, con la nascita dei primi servizi gratuiti dedicati alla gestione di blog. - Wikipedia

Wikipedia, risorsa incredibilmente completa e unica sotto moltissimi punti di vista, non spiega quale sia lo scopo di un blog, ma da un'indicazione sull'origine dello stesso, che è comunque molto interessante (personalmente pensavo fosse un termine di coniatura molto recente, e invece scopro che ha compiuto addirittura sette anni).

Etimologia dei blog

Quello che però stavo cercando è diverso, e dovrebbe esprimere anche la natura di un blog, oltre che l'origine. Forse ho trovato questo in quanto segue:

Termine nato dalla contrazione delle parole Web e Log, si tratta di un giornale o diario pubblicato su Internet dove chiunque può pubblicare (postare) pensieri e riflessioni aperti alla lettura di tutti. - MINERVA

Di definizioni ne esistono tante (qui se ne possono trovare altre), ma ho voluto copiare questa perché mi sembra la più coincisa e adatta (non sempre sono necessarie mille parole per spiegare un concetto, anzi... l'esatto opposto). E mi sembra anche che calzi con quello che intendevo io e su come ho cercato di forgiare questo spazio nel corso degli ultimi tre mesi (eh sì, sembra ieri che iniziavo a scrivere timidi messaggi in questo spazio, ma il tempo è passato inesorabile anche qui).

mercoledì 7 settembre 2005

Pensieri vaganti

Assenza... e senza giustificazioni. Eh sì, sono stato un po' assente dal blog ultimamente. Eh sì che di argomenti non me ne mancano mica, anzi. "Solo" pensando al G.I.T. le attività fervono in vista di una nuova stagione invernale che si appresta a portarci giorni più freddi e un po' più corti, stagione che notoriamente spinge a stare un po' più a casa (al calduccio) e meno a vagare in giro per paesi più o meno ameni (scusate la frase di difficile lettura, ma non sono riuscito a trovare parole migliori).
E' così che le ragazze e i ragazzi del nostro gruppo si sono ritrovati in questo "inizio" di fine estate, con tante e-mail che ci hanno riportato alla mente chi siamo, e cosa siamo (inteso come unione, oltre che come singoli individui). E' stato bello... e forse riusciremo ad averne un seguito presto (chissà, un ritrovo G.I.T. potrebbe essere in arrivo). Al di là di traduzioni, internet, videogiochi e quant'altro possa averci riguardato, c'è qualcos'altro che ci accumuna e che ci unisce... qualcosa che non si può esprimere chiaramente tramite il linguaggio che noi tutti conosciamo. La dimostrazione è data dal passare del tempo, che tutto sommato non ci slega, né ci fa' dimenticare il passato (come succede sempre più spesso nella vita quotidiana di ciascuno).
E non manca nemmeno il lavoro, anzi: le attività crescono esponenzialmente con una rinnovata voglia di darsi da fare, di mettersi in gioco ancora una volta per vedere cosa si può fare, e come.

Pensieri vaganti

E' così che Turisasà ed Anthony si sono messi al lavoro su Motocross Madness 2 (mentre affrontano anche qualcos'altro... ma cosa non ve lo dico ancora :-p), così che Bibbo e Spider_83 hanno deciso di affontare il lungo lavoro di revisione della loro traduzione di Knights of Honor (mentre, anche loro, pensano al futuro :-D), così che Krenim ha continuato a trovare la forza di rivedere l'interminabile e complesso operato su Master of Orion 3 (nostra vecchia traduzione curata da Bibo64 che aveva bisogno di qualche correzione), così che ormai siamo vicini al rilascio del progetto su Star Trek Deep Space 9: The Fallen.
E sicuramente ho dimenticato qualcosa.
Ma no, non ci siamo! Stavo rileggendo il mio post di oggi prima di renderlo pubblico quando mi sono reso conto di aver sbagliato obiettivo: volevo narrare del gruppo e della sua ritrovata alba al tramonto dell'estate, e sono finito a stilare un elenco delle attività. Sì, lo scopo del blog è quello di un diario, e quindi un elenco è pur sempre attinente, ma non era quello che volevo comunicare in questi pensieri che vagano tra un punto e l'altro in cerca di una fine che probabilmente non raggiungeranno mai. E spero che non lo raggiungeranno mai, tutto sommato! :-)