Diario di un traduttore
[Pensieri, riflessioni, ossessioni e sogni di un giocatore alle prese con la lingua inglese]

Questo blog si è trasferito su diariotraduttore.com!!

venerdì 27 gennaio 2006

Una rivoluzione di gioco

I browser-game mi hanno davvero cambiato il modo di giocare e divertirmi! Ricordate quel post dove avevo scritto di OGame (lo trovate qui)? Ebbene, il genere di gioco è quello, ma visto da una prospettiva molto diversa, quella di un'alleanza, un clan, un gruppo di persone più o meno diverse che decidono d'un tratto di divertirsi insieme costruendo qualcosa di virtuale, ma ugualmente ben definito. Di cosa sto parlando? Sì, scritto così sembra molto criptico...
Ricominciamo da capo, ovvero da OGame: OGame mi ha divertito per qualche mese, facendomi conoscere un tipo di gioco privo di grafica spettacolare, ma pieno di spirito di competizione con altri esseri umani, piuttosto che "semplici" intelligenze artificiali. Ciò che mi teneva incollato non era quindi il voler vedere come andava avanti (come di solito succede con un qualsiasi gioco singleplayer), ma voler cercare di essere più forte nei confronti degli altri. A me, estraneo al mondo degli MMORPG e poco avvezzo al multiplayer, è sembrata una sensazione nuova. Ma in OGame giocavo per conto mio: non ero in un'alleanza forte che sentivo mia, ero in un'alleanza dove ciascuno si comportava singolarmente, senza preoccuparsi molto degli altri. In breve persi interesse per il gioco...
Chiudendosi l'era di OGame (per me) cercai un'alternativa, e la trovai in GalaxyWars, altro gioco con ambientazione spaziale, ma più ragionato e meno combattivo del suo fratello. Un gioco dove un'alleanza può davvero dominare sul singolo.

The Revolution in GalaxyWars Deuteros Revolution in GalaxyWars Deuteros Revolution in Vendetta

E' qui che ho trovato la mia motivazione di gioco, ovvero alcuni compagni con cui ho fondato una nuova alleanza, i "The Revolution", altrimenti noti come "Revolution" o "REV".
Il gioco si era così trasformato... Non giocavo più da solo, ma insieme ad altre persone, coordinando ogni trattativa con le altre alleanze, combattendo insieme le guerre, gestendo insieme ogni singolo aspetto di vita di un gruppo unito e coeso. Il browser-game si era così espanso, dandomi un ruolo da interpretare, e non solo più una semplice questione di punti in una schermata web.
Col tempo i REV hanno cambiato forma (pur mantenendo intatto lo spirito), fondendosi con un'alleanza a loro legata e dando così vita ai "Deuteros Revolution", altrimenti noti come "DEUSREV". Questo gruppo è ora numeroso e composto da persone che si conoscono (virtualmente, è ovvio, anche se ci sentiamo su MSN Messenger e dialoghiamo tramite Skype di tanto in tanto) e che insieme vogliono affrontare quest'avventura. Per questo motivo, i DEUSREV sono appena approdati in Vendetta, un nuovo "browser-gioco" appena giunto anche in Italia sulla scia di GalaxyWars, dando inizio così a un nuovo capitolo di questo gruppo (molto simile, quindi, come concezione ai clan dei giochi multiplayer).
Finalmente sono riuscito a fondere in una cosa sola il divertimento di giocare con altre persone con il mio scarso tempo a disposizione (questi giochi richiedono solo di avere un browser aperto, cosa che posso fare anche da lavoro... ehm....). Ed è una bella sensazione!

giovedì 19 gennaio 2006

Reborn

[...] che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce. [...] - Dante Alighieri (Inferno XXIV, 107-111)

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venerdì 13 gennaio 2006

I miei sfondi PSP

La grafica, seppur non sia la branchia principale dell'informatica che ho studiato, mi ha sempre particolarmente affascinato e a dispetto di capacità che definirei mediocri (non sono in grado di realizzare da zero immagini complesse, ma devo cercare di basarmi su basi "preconfezionate", più o meno grezze) mi è sempre piaciuto fare tentativi su tentativi... puntualmente mai soddisfatto pienamente dei risultati.
Nel caso degli sfondi per Windows, al contrario, si è sempre trattato di un compito molto semplice, in quanto si possono trovare basi di rara bellezza navigando per il web. Alcuni di questi sfondi li ho poi portati su PSP, la mia nuova console portatile, giusto per darle quel tocco estetico in più che prima le mancava. Ecco qui alcuni esperimenti tra quelli che, personalmente, giudico meglio riusciti!

I miei sfondi PSP 1 I miei sfondi PSP 2

I miei sfondi PSP 3 I miei sfondi PSP 4

I miei sfondi PSP 5 I miei sfondi PSP 6

I miei sfondi PSP 7 I miei sfondi PSP 8

Se qualcuno volesse avere le versioni a grandezza naturale per la PSP (480x272 pixel) di questi sfondi, li può trovare qui, insieme a quelli di altri frequentatori del forum di Multiplayer.it.

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mercoledì 11 gennaio 2006

Il lupo e il vizio

Console? No grazie! E' così che avrei esordito un po' di tempo fa se qualcuno avesse provato a chiedermi cosa ne pensavo dei giochi per PlayStation, Xbox e GameCube. Console io? No, proprio no, preferisco di gran lunga giocare su PC, con la sua comoda combinazione mouse e tastiera, piuttosto che avere in mano un joypad le cui funzionalità sono limitate. Eppure...
Eppure il mio modo di intendere i videogiochi è cambiato anch'esso in questo periodo (ne avevo giusto parlato il 25 ottobre scorso proprio su questo diario), cambiato in maniera totale: la causa? "Next-gen"! Questa parola ha significato per molti l'arrivo di giochi ancora più belli da vedere e possibilimente più completi da giocare, ma per me è significato semplicemente una richiesta di hardware più potente per poter giocare. Man mano che infatti iniziavano ad arrivare i primi titoli della nuova generazione, il mio fidato PC portatile (di tutto rispetto, comunque) ha iniziato ad accusare i primi segni di stanchezza e, pian piano, ho dovuto rinunciare a giocarci. All'inizio il numero di giochi che non funzionavano erano pochi, e quindi ciò non mi limitava, ma col trascorrere del tempo quel numero è cresciuto sempre più, divenendo perfino raro trovare qualcosa che funzionasse.
Ero davanti a un bivio (un altro... qui non ci si annoia mai), ovvero se continuare a giocare con giochi "vecchi" ignorando il progresso, cambiare l'hardware del PC, o dedicarmi ad altro. La prima possibilità l'ho provata, ma non poteva avere vita lunga, la seconda non me la potevo (o volevo) permettere. Ergo...

PlayStation Portable

Date le mie nuove letture (la rivista Videogiochi) ho iniziato a guardarmi intorno al mercato console, un mercato che propone giochi di tutto rispetto a un costo hardware inferiore (e che non richiede continui aggiornamenti). Xbox360? PlayStation 3? O un cambiamento ancora più radicale, magari una console portatile?
E' così che ho iniziato a interessarmi a Nintendo DS e PlayStation Portable, due piattaforme molto diverse dal PC, ma al tempo stesso dalle caratteristiche interessanti. Inizialmente ero propenso ad acquistare il primo dei due (in virtù anche del costo), ma alla fine la mia scelta è andata proprio sulla PSP, che è in grado di offrire giochi ben più complessi (almeno dal punto di vista tecnologico) rispetto al suo cugino dallo schermo "sensibile".
Eccomi quindi qui, alle prese con giochi tutto sommato non così diversi da quelli che avevo su PC, tranne (naturalmente) per alcuni generi: giochi come Call of Duty, Civilizations o Half Life qui non si vedranno mai, questo è chiaro, ma ci sono altri "piccoli" capolavori come Grand Theft Auto: Liberty City Stories, Prince of Persia Revelations, Metal Gear Ac!d, PoPoLoCrois e Ridge Racer. Tutti titoli molto diversi tra loro, tutti rappresentanti un volto di quello che questa poliedrica console può offrire in termini di divertimento elettronico.
Insomma, cambia il mezzo ma non il fine: la PSP come strumento "alternativo" (almeno per me) per compiere qualcosa di "ordinario" (come appunto divertirsi). Che questo significhi forse che un futuro sarò anche possessore di una console casalinga? Ehi, non scherziamo, non sono ancora così tanto cambiato, dopotutto! :-P

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lunedì 9 gennaio 2006

Show must go on?

Ogni film hollywodiano una volta terminava con la fatidica scritta "the end". Questo è il momento di quelle due semplici (quanto categoriche) parole?
No, non ancora... o quasi, almeno per il Game Italian Translation. Molte settimane sono infatti passate dal mio ultimo post, sia qui che sul sito del gruppo di traduzione, settimane passate in totale ritiro da tutto quello che potesse anche solamente avvicinarsi a una traduzione.
L'inizio della fine del G.I.T., inteso come gruppo attivo, era nell'aria da un po' (diciamo anche da prima inizio estate 2005), ma non ci volevo credere veramente, nonostante i tanti indizzi che io stesso (ora mi è assai più chiaro) spargevo qui e là su questo mio diario. Il cambio di vita, i tanti impegni, ma forse più semplicemente il tempo che passa, sono stati giudici incorruttibili di un cambiamento che non si poteva in alcun modo (oramai) rallentare od ostacolare, sebbene nel profondo io non desiderassi altro. E, ne sono certo, se fossi ancora all'università il G.I.T. sarebbe ancora là al suo solito posto. O forse no...
Forse no perché non sono l'unico che si è allontanato: sebbene alcuni abbiano tentato di risollevare le sorti del gruppo (i fratelli Gaviraghi, Turisasà e Iulio certamente su tutti, ma anche Krenim e molti altri) il tempo ha ridotto il tempo di partecipazione di molti membri storici che (volenti o nolenti) si sono dovuti anche loro arrendere all'evidenza dei fatti.

Queen

Il Game Italian Translation nasce nel gennaio 2003, quasi tre anni fa: io allora ero al mio terzo anno di università, un periodo dove (anche se non me ne rendevo conto) il mio tempo libero era di gran lunga superiore a quello di adesso. Un periodo spensierato e felice come lo è ogni anno scolastico, anche se lo si capisce sempre "dopo" e mai "prima".
Dopo tante traduzioni (e anche qualche merito, perché no) il G.I.T. inizia a sentire i primi reumatismi nel 2005, anno che vede calare inesorabilmente le attività. E' morto? No, impossibile... non può farlo. Sta solo riposando, in un lungo letargo che (forse) un giorno lo rivedrà risvegliarsi con lo stesso desiderio di traduzione di una volta.
Qualcuno potrebbe chiedersi: "perché non accettare la realtà dei fatti e definire chiuso per sempre il gruppo?". Beh, l'unica risposta che posso dare è: "dopo tanto lavoro?". Semplicemente non posso (e non voglio) credere che sia finito tutto qui, voglio credere che un futuro potrà esserci, anche se non domani. In fondo, che fretta c'è?
Per il momento mi basta fare un primo passo, ovvero quello di ammettere (ed è la prima volta che lo faccio davvero) che per il G.I.T. si è chiuso un capitolo importante.
I Queen in una celebre canzone dicevano "show must go on"... chissà. Ho imparato a evitare di predire il futuro, tanto non ci azzecco mai!

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